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La casa è cura. La persona anziana nei servizi a sostegno della domiciliarità nell’ATS 15

AIPAS Marche 25/02/2020 Approfondimenti

La composizione demografica dell’ATS 15 (Comuni di Appignano, Corridonia, Macerata, Mogliano, Montecassiano, Petriolo, Pollenza, Treia ed Urbisaglia) si caratterizza per la percentuale di popolazione anziana (più di 65 anni) superiore sia a quella regionale che provinciale.

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La composizione demografica dell’ATS 15 (Comuni di Appignano, Corridonia, Macerata, Mogliano, Montecassiano, Petriolo, Pollenza, Treia ed Urbisaglia) si caratterizza per la percentuale di popolazione anziana (più di 65 anni) superiore sia a quella regionale che provinciale.

La popolazione “anziana” si compone di tre macro fasce d’età: 65-74 anni, 75-84 anni e dagli 85 anni in su. Nell’ATS 15 la fascia in lento ma rapido aumento è quella degli ultra85enni, mentre si registra una lieve ma costante decrescita nella fascia d’età 65 - 74 anni[1]. Si evidenzia tale andamento poiché in questa fascia di età, si collocano i caregiver degli ultra 85enni, prevalentemente mogli e figli. L’assottigliamento di questa fascia di popolazione, pone un problema di sostenibilità di un sistema di cure che si affida prevalentemente all’assistenza di tipo familiare.

La demografia che caratterizza l’ATS 15 rende urgente, per questo territorio, un’analisi attenta della rete dei servizi esistenti per questa fascia di popolazione.

Più di un decennio fa è stato istituito il Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza. Nella nostra Regione, tra i vari interventi finanziati con il FNA, a favore degli anziani sono stati istituiti l’assegno di cura e l’assistenza domiciliare.

L’intervento denominato “assegno di cura” è rivolto agli ultra65enni, con 100% di invalidità e indennità di accompagnamento[2], che vivono a domicilio e sono assistite dalla famiglia anche con il supporto di un’assistente familiare privata. L’intervento consiste nell’erogazione di un contributo economico successivo alla stesura di un Pai (piano assistenziale individualizzato) da parte dell’Assistente Sociale dell’ATS, in cui si descrivono le modalità organizzative della famiglia rispetto ai bisogni assistenziali e vengono apportati, ove necessario, elementi miglioramento della qualità della vita dell’anziano assistito.

Nei servizi domiciliari a favore della senilità, l’anno di svolta nell’ATS 15 è stato il 2016, anno in cui la normativa regionale di applicazione del FNA prescriveva di mantenere in capo agli stessi Ambiti che divengono responsabili della gestione associata anche nel campo dell’Assistenza domiciliare (SAD).

Grazie a ciò si è avviata una riflessione all’interno dell’ATS 15 finalizzata a capire come meglio organizzare il SAD evitando sovrapposizioni con il medesimo servizio storicamente gestito dai singoli Comuni autonomamente. Si è deciso, quindi, di finalizzare il SAD di Ambito al supporto delle famiglie con anziano affetto da “demenza” (Alzheimer, ecc.), poiché è emersa la mancanza di un servizio domiciliare specializzato verso tale tipologia di famiglie.

Il servizio è rivolto ad anziani, ultra65enni, con invalidità pari o superiore al 67%, domiciliati e residenti in uno dei Comuni dell’ATS 15, affetti da Alzheimer o da altre forme di demenza, certificata dal Medico di medicina generale o dal Centro disturbi cognitivi e demenze (CDCD) dell’Asur, che vivono a domicilio. Il monte ore settimanale assegnabile è soggetto a Isee. Questo servizio permette all’anziano e alla sua famiglia di avere un operatore a domicilio che provvede alla cura della persona e favorisce attività di stimolo seguendo un Piano personalizzato elaborato dall’Assistente Sociale dell’ATS.

La gestione dei due interventi sopra descritti ha consentito di conoscere “il luogo della cura”: la casa. Ciò ha fatto emergere: la diminuzione del numero di componenti la famiglia; la connotazione femminile del caregiver di riferimento; il grado di stress crescente e progressivo dei familiari. Ne consegue che la famiglia rischia progressivamente di trovarsi “schiacciata”[3] dal peso di un impegno multifattoriale (cura fisica, psicologica e sostegno economico), che si irradia a livello emotivo in tutta la famiglia. La fatica che esprimono attiene anche all’aspetto della solitudine.

Dal 2017 l’ATS 15, in collaborazione con l’Azienda pubblica servizi alla persona IRCR di Macerata, viene realizzato un percorso formativo per gli operatori del SAD “Demenze”. La qualità della cura passa anche attraverso la comprensione dei bisogni: occorre quindi attrezzare gli operatori domiciliari di conoscenze per decodificare segnali, offrendo così strumenti di aiuto alla famiglia. Formare e informare gli operatori domiciliari li fa sentire meno soli nella cura, rendendoli veicoli di socialità. L’operatore domiciliare del SAD assume un ruolo imprescindibile, si cura dell’anziano, della sua persona nella sua interezza, dei suoi bisogni, del suo ambiente di vita casalingo e così prende per mano anche il caregiver dandogli respiro: potremo definirlo un “respiro di sollievo”, letteralmente.

I familiari degli anziani, supportati e aiutati da operatori formati e con esperienza, accrescono il loro grado di benessere che inciderà direttamente sulla qualità della vita dell’anziano, la sua fragilità diventerà così, per la comunità, un’occasione di crescita e sviluppo.

Se le demenze sono tra le cause primarie di istituzionalizzazione dell’anziano, studi dimostrano[4] che le famiglie vedono nella casa il luogo dell’affettività e della cura qualitativamente adeguata, essi non richiedono l’istituzionalizzazione dei loro congiunti come una risposta ma ricercano forme di sostegno alla domiciliarità che garantiscano il supporto a domicilio e servizi a carattere semi-residenziale[5].

A mio parere l’aumento dell’età dei caregiver o il ritiro lavorativo di quelli più giovani (soprattutto donne), la composizione familiare sempre più scarna a livello numerico o geograficamente distante, concorrono al problema della sostenibilità dell’attuale assetto di welfare, incentrato sulla famiglia.

Per far si che i servizi, gli interventi, rispondano ai bisogni di cura degli anziani e delle loro famiglie, le politiche sociali devono partire dal presupposto che da solo un servizio/un intervento non può rispondere a tutti i bisogni dell’anziano come persona e come parte di un nucleo familiare.

La persona è un universo composito e complesso per questo anche i servizi devono rappresentare tale completezza, collegandosi e permettendo di dare risposte scalari, flessibili e modulabili.

Le politiche sociali e gli interventi da esse derivanti, dovrebbero incentivare azioni di studio e di collegamento tra le specificità territoriali, siano esse pubbliche, del terzo settore, della sanità, ecc, permettendo lo svincolamento da specifiche azioni standardizzate e permettendo lo sviluppo di iniziative della comunità sotto una regia pubblica, che garantisca l’attuazione di obiettivi di riferimento (standard quali-qualitativi).

Promuovere un reale welfare comunitario, servizi cuciti attorno alla persona con innovazione e attenzione a specifiche iniziative territoriali, abbasserebbe l’istituzionalizzazione dell’anziano, il ricorso a ricoveri impropri e la spesa pubblica, socio-sanitaria, calerebbe. Promuovere servizi davvero in rete, ben pianificati è un’opportunità economica prima che sociale, investire nei servizi della comunità, della domiciliarità, della reciprocità, significa considerare la casa sinonimo di cura e la cura per tutta la comunità diventa sinonimo di rispetto della persona nella sua globalità.

Stiamo parlando solo di e agli anziani? Il messaggio di cura della comunità che così si lancia, arriva anche ai giovani e alle nuove generazioni che ci guardano.

 

[1]

Periodo di riferimento

65-74

75-84

>85

Totale anziani >65

Differenza (2008-2019)

- 384

+ 669

+ 1.295

+ 1.580

Fonte dati: www.demo.istat.it

[2] L’indennità di accompagnamento è rivolta a coloro che “si trovano nell’impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, abbisognano di un’assistenza continua” (L.18/1980)

[3] Ricerca CENSIS-AIMA (Ass. italiana malattia di Alzheimer) “I costi sociali ed economici della malattia di Alzheimer: cosa è cambiato?” – marzo 2007 pagina 4.

[4] Ricerca CENSIS-AIMA (Ass. italiana malattia di Alzheimer) “I costi sociali ed economici della malattia di Alzheimer: cosa è cambiato?” – marzo 2007.

[5] Pensiamo all’importanza dei Centri semiresidenziali (diurni) per anziani, valido supporto alla domiciliarità. Sull’argomento: libro “Manuale del Centro Diurno – Anziani non Autosufficienti e anziani affetti da demenza” di Franco Pesaresi Ed. Maggioli.


Articolo di Sara Barbalarga

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