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La riattivazione dei servizi dopo il lockdown • Lettera al Presidente della Giunta Regionale delle Marche

AIPAS Marche 06/07/2020 Approfondimenti

Signor Presidente

In queste settimane tutti gli Ambiti Territoriali Sociali delle Marche sono impegnati nella riapertura o nel potenziamento graduale dei servizi dopo il lockdown causato dal COVID-19. L’attuazione delle delibere regionali e il lavoro svolto in collaborazione con i servizi sanitari hanno evidenziato una serie di problemi che si intendono segnalare al fine di superarli tempestivamente.

 

Innanzitutto occorre segnalare la questione dei tamponi per gli operatori da realizzare almeno mensilmente. Non vi è dubbio che la questione dei tamponi da effettuare per il personale sia una questione di sanità pubblica. La salute degli operatori è condizione della salute degli assistiti per cui, in questo caso, la richiesta dei tamponi non tutela solo i lavoratori ma tutela prioritariamente gli assistiti. I tamponi per gli operatori delle strutture sono effettuati soprattutto per la tutela degli assistiti e pertanto sono una azione di sanità pubblica ed in quanto tale devono essere a carico del Servizio Sanitario. La regione Marche riconosce questo principio per i centri diurni (DGR 600/2020) disponendo che i tamponi mensili per gli operatori sono a carico del Servizio Sanitario ma non per le strutture residenziali (DGR 685/2020). Per le strutture residenziali, per la verità, la delibera regionale dispone la realizzazione dei tamponi mensili senza stabilire a chi spetta assumerne l’onere. La prassi operativa dell’Asur, però, ha stabilito che non è competenza della stessa Azienda sanitaria realizzare tali tamponi. In realtà, non sembrano esserci ragioni che giustificano questo diverso trattamento dei centri diurni e delle strutture residenziali. A complicare ancor di più le cose ci sono poi le differenti prassi dell’Asur dato che in alcune Aree Vaste vengono richiesti ai soggetti gestori i tamponi anche per gli operatori dei centri diurni, in violazione della DGR 600/2020.

Una ulteriore riflessione andrebbe fatta sulla linearità dei provvedimenti regionali, quanto meno sul fronte delle motivazioni a supporto di talune scelte. Non vi è dubbio che la comprensione delle motivazioni alla base delle scelte ne favorirebbe la puntuale attuazione. Balza infatti agli occhi che non vengono obbligatoriamente richiesti tamponi almeno mensili agli operatori degli ospedali mentre vengono richiesti a tutti gli operatori dei centri diurni e delle strutture residenziali, anche per minori (ma non dei centri estivi).

 

Un altro problema è relativo agli accessi alle strutture residenziali da parte dei familiari degli ospiti e soprattutto dell’ammissione di nuovi ospiti. La DGR 685/2020, correttamente, affida la regolamentazione di tali accessi alle direzioni delle strutture, attraverso una determinata procedura. Le norme recentemente approvate da parte dell’ASUR invece richiedono, per queste attività, la presenza in ogni struttura – comprese quelle sociali – di una direzione sanitaria. In alcuni territori i progetti di riapertura delle strutture non sono stati approvati perché le strutture mancavano della direzione sanitaria. E’ noto, quasi a tutti, che è la Regione Marche con i regolamenti sulle autorizzazioni delle strutture a stabilire quali debbano avere una direzioni sanitaria e quali no. Per fare un esempio: le RSA devono avere una direzione sanitaria mentre le residenze protette e le case di riposo, che sono la grande maggioranza delle strutture residenziali per anziani non devono averla perché la regione Marche non lo richiede. Conseguentemente i dirigenti dell’Asur non possono richiedere alle strutture residenziali una organizzazione che la Regione Marche non ha previsto, bloccando illegittimamente la riapertura delle strutture.

 

Una ultima riflessione chiediamo che si faccia sulle procedure adottate dalla Regione Marche per la riapertura dei centri diurni e per diversi aspetti anche delle strutture residenziali. Qui non si discutono le doverose cautele e precauzioni che devono essere adottate per tutelare la salute delle persone che sono accolte e che lavorano nelle strutture. Si chiede invece di riflettere sulle procedure adottate dalla Regione Marche che appaiono complesse e lunghe anche rispetto alle altre regioni. Nelle Marche i progetti per la riapertura occorre farli approvare dalla Unità operativa Sociale e Sanitaria (UOSES) e poi una volta fatto questo, nel caso in cui il rappresentante del Dipartimento di prevenzione non partecipi alla riunione, occorre inviare il progetto al Dipartimento di prevenzione, aspettare l’esito della sua valutazione e riportare tutto di nuovo all’UOSES per l’approvazione. E’ inoltre capitato almeno in una area vasta che il Dipartimento di Prevenzione abbia aggiunto ai requisiti da verificare già stabiliti con DGR, altri requisiti (certificazioni impiantistiche e strutturali, ecc.) del tutto avulsi dalle precauzioni per COVID-19 che hanno allungato ulteriormente i tempi di approvazione dei progetti di riapertura. Solo a questo punto della fase di ripartenza, secondo la Delibera regionale, si potranno fare i tamponi e acquisito l’esito far ripartire i centri diurni. Un percorso troppo macchinoso e lungo.

 

In sintesi, un quadro normativo eccessivamente complicato e prassi disomogenee dell’Asur rendono assai complessa la fase della riapertura dei servizi sociali e sociosanitari per cui sarebbe necessario un intervento della Regione Marche per superare le criticità evidenziate.

L’AIPAS Marche rimane a disposizione per incontri in presenza oppure online per meglio esplicitare le criticità evidenziate nella spirito della leale collaborazione per superare insieme un momento così straordinario.

 

Cordiali saluti.

6 luglio 2020.

Il Presidente

(Franco Pesaresi)


Articolo di Franco Pesaresi

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